Progetto a cura di Francesco Leschiera, Manuel Renga, Ettore Distasio
drammaturgia Giulia Lombezzi
interpreti Mauro Negri, Ettore Distasio e Ilaria Marchianò
regia Francesco Leschiera
assistente alla regia Giulia Pes
scene Paola e Margherita Ghiano
costumi Davide Vitale e Iembo Marco
durata 70 minuti
Spettacolo selezionato da Teatro Pubblico Pugliese, ERT FVG Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Piemonte dal Vivo, Teatro Stabile del Veneto, ATER Ass. Teatrale Emilia Romagna, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
Credo che un po’ di minaccia sia una cosa che ci sta bene in un racconto. Tanto per cominciare, fa bene alla circolazione. Ci deve essere della tensione, il senso che qualcosa sta per accadere, che certe cose si sono messe in moto e non si possono fermare (R. Carver)Una donna, Claire. Un uomo, Stuart. Un fiume pieno di pesci. Un tranquillo weekend fra amici. Un segreto dimenticato nell’acqua. Una moglie che si trova a fare i conti con la parte più buia di suo marito. Il whisky che scorre inesorabile, accompagna ogni momento, tutto annebbia e tutto allevia. La morte, che non si ripara in alcun modo. La vita che zoppica e va avanti come può. Ray è una piéce costruita sulla teoria delle omissioni resa dialogo, gesto, respiro, incarnata dagli attori sulla scena. Un uomo e una donna chiusi in un appartamento fanno i conti con sé stessi mentre fuori strombazza l’America degli anni sessanta e qualcuno, disperato, invoca giustizia. Un terzo uomo, Ray. Lo scrittore, il vero occupante di quella casa, colui che dà vita ai personaggi, li blocca, li cancella e li riscrive. Un uomo che scrive cose brevi perché per quelle lunghe non ha tempo, un uomo con la penna scarica che si racconta attraverso le poesie, un uomo il cui sguardo è stato una radiografia commovente e agghiacciante dell’essere umano. Un uomo che scrive un po’ ogni giorno arrabattandosi tra figli, lavori precari e povertà, senza speranza e senza disperazione. Questo spettacolo è un omaggio a Ray. Alla sua America incerta e sofferente. Al patrimonio di ombra e luce che ci ha lasciato.
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